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lunedì 25 ottobre 2010

Le Motte, ovvero il sistema difensivo bizantino (...dal n.04 di Calabria Etnica News)

Le fortificazioni di Reggio Calabria sono un insieme di strutture architettoniche di epoca diversa che costituiscono quello che fu sistema di difesa della città e del suo territorio storico, che in tempi diversi ebbe necessità, a causa della propria configurazione geografica, di dotarsi di particolari strategie di tutela. Sulle colline sopra la città sorgevano le cosiddette “motte”, di cui  quattro erano le principali: Motta Rossa, Motta Anòmeri, Motta San Cirillo e Motta Sant’Aniceto.
 Quando giunsero a Reggio i Bizantini, il generale Belisario fece fortificare nuovamente la città per difendere il porto, importante collegamento con la capitale Costantinopoli e con i commerci del Mediterraneo, e munì la città di torrioni angolari, che segnavano il perimetro delle mura della città. Le Motte erano strutture militari destinate a controllare il passaggio nello Stretto; costruite dai Bizantini, furono successivamente potenziate dai Normanni, dagli Angioini e dagli Aragonesi. Nei primi decenni del Quattrocento, una dopo l'altra, tutte le Motte furono distrutte a causa delle lotte tra i reggini e gli invasori arabi che vi si rifugiavano.
Una delle quattro motte sopra la città, era la Motta Anòmeri, dal greco anomeris, "dalla parte di sopra”; erede dell'antica Anòmeri distrutta nel corso del XVI secolo è il centro di Ortì. Di Motta Rossa restano oggi dei ruderi sotto l'abitato della frazione di Sambatello; in questa parte rocciosa, che si erge lungo i pendii della Vallata del Gallico, durante la seconda guerra mondiale gli abitanti dei paesi limitrofi e i soldati dei vari reggimenti trovavano rifugio nelle grotte e caverne situate al suo interno.
Del sito di Motta San Cirillo o Motta San Quirillo si erano inizialmente perse le tracce; la motta è stata scoperta ed identificata nel XIX secolo dal dotto studioso Monsignor De Lorenzo sul Monte Gonì, nei pressi della frazione di Terreti.
La fortezza nota come Castello di Sant'Aniceto, o Motta Sant'Aniceto (o ancora Castello di Santo Niceto e Castello di San Niceto) fu costruita dai Bizantini nella prima metà dell’ XI secolo sulla cima di un'altura rocciosa nei pressi dell'attuale centro abitato di Motta San Giovanni
Rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese, nonché una delle poche fortificazioni bizantine ancora ben conservate. Costruito come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina in seguito all’intensificarsi delle scorribande saracene lungo le coste, con il successivo passaggio della Calabria sotto il dominio dei Normanni la struttura fu ristrutturata ed ampliata con l’aggiunta di alcune torri rettangolari. Nel corso del XIII secolo divenne il centro di comando del fiorente feudo di Sant’Aniceto che nel Duecento fu tormentato dalle guerre tra Angioini e Aragonesi che si avvicendavano sul territorio reggino e nel 1321 fu consegnato agli Angioini. Con il passare del tempo Sant'Aniceto perse progressivamente potere entrando in conflitto con gli stessi reggini, e per tale motivo fu distrutto nel 1459 dagli Aragonesi del duca Alfonso di Calabria.
I ruderi del cosiddetto Castello Normanno di Calanna, che dominano la Vallata del Gallico, sono quel che resta oggi della fortificazione realizzata nel XIII secolo su una fortificazione bizantina del X secolo, nota con il nome greco di Kale amu(n)a –bel riparo o difesa), da cui Calanna appunto– . Il castello è citato nei registri della corte Angioina del 1276 e si presume che inizialmente avesse pianta ottagonale; oggi rimangono pochi tratti della cinta muraria con delle torri quadrangolari ogni 30 metri, il fossato e delle cisterne. I ruderi fanno presumere che fosse dotato di due ingressi sui lati sud e nord dell’altopiano collinare su cui sorge la cinta muraria; la fortificazione originaria fu costruita su un insediamento che attesta ritrovamenti archeologici risalenti all'età del ferro, di cui è stata ritrovata una necropoli databile fra il X e il IX secolo a. C.
In prossimità delle frazioni di San Salvatore, Cataforio e Mosorrofa, si trovano i resti della Motta Sant'Agata che domina la fiumara omonima. Costruita anch'essa dai Bizantini secondo il modello insediativo del Kastron, comprendeva quindi un castello ed un piccolo borgo sottostante. Le mura di cinta sono crollate con il terremoto del 1783, ma si può presumere che il lato sulla fiumara fosse munito di fortificazioni visto che l'altro lato è protetto da colline naturali.
Donatella Rizzi 

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